Utilizzare la tecnologia digitale per garantire forti legami sociali e lavoro di squadra

In un'epoca di informazioni e cambiamenti senza precedenti, la tecnologia digitale è sempre più utilizzata per creare connessioni sociali. Di conseguenza, i dipendenti chiedono di più ai loro datori di lavoro, nella speranza che la tecnologia digitale possa aiutarli a gestire la loro vita privata e lavorativa con maggiore autonomia. Ma come possono i datori di lavoro assicurarsi che questi canali siano efficaci?

Sin dall’avvento dell’era dell’informazione e della crescita esponenziale delle tecnologie digitali, la connettività sociale è diventata da una parte più accessibile e dall’altra infinitamente più complessa. Le possibilità di comunicazione sono aumentate e i dipendenti chiedono sempre più alle imprese di poter gestire la propria sfera personale e quella lavorativa con maggiore autonomia. Non mancano però delle insidie per le imprese. Soddisfare il bisogno di creare veri legami tra persone e assicurarsi che le interazioni sociali siano positive è fondamentale per consentire alle imprese di massimizzare la felicità, la soddisfazione e la produttività delle proprie risorse umane.

Negli ultimi 25 anni il mondo è cambiato. L’ascesa di internet e dei dispositivi mobili collegati a Internet ha creato le condizioni per il successivo boom in servizi digitali che migliorano la qualità della vita. La tecnologia oggi è talmente utile che sei delle dieci imprese più importanti al mondo operano nel settore tecnologico.

Chi è cresciuto in quest’era tecnologica, e quindi padroneggia benissimo queste tecnologie, è chiamato “nativo digitale”. Se consideriamo che i nativi digitali saranno pari al 75% della popolazione attiva entro il 2025, è evidente che questo improvviso cambio generazionale avrà delle conseguenze sia per l’ambiente lavorativo sia per le imprese.

Le tecnologie digitali hanno avuto un impatto significativo sul modo in cui viviamo e lavoriamo. Pensate alle interazioni sociali, ai videogiochi, a contenuti che diventano virali e alla loro condivisione, al lavoro flessibile, alla comunicazione e al brand engagement. Di conseguenza, le aspettative dei dipendenti su come dovrebbe essere il loro lavoro, anche grazie alla promessa di sistemi più semplici, equilibrati e produttivi, sono cambiate e stanno alimentando la trasformazione digitale.

Sin dall’epoca in cui i contapassi si trovavano dentro le scatole di cereali, abbiamo assistito a un’accelerazione nel tasso di adozione degli strumenti digitali. Pensiamo ai sensori per la frequenza cardiaca integrati negli smartphone, ma anche agli smartwatch e agli account per la digital mindfulness; oggi facciamo molta più attenzione al nostro benessere e diverse organizzazioni si stanno attrezzando di conseguenza. Per esempio Google ha deciso che tutti i dispositivi Android devono avere un’app per il benessere digitale, mentre, per quanto riguarda il Regno Unito, il numero di utenti dell’app del servizio sanitario nazionale è raddoppiato in tre mesi già prima della pandemia da COVID-19 e i download di Headspace sono raddoppiati tra metà marzo e fine giugno del 2020.

Alla luce della rapidità di questo cambiamento, le imprese hanno però avuto difficoltà ad adeguarsi.

Oggi il 91% dei dipendenti afferma di volere delle soluzioni tecnologiche moderne, ma soltanto il 20% delle imprese sta attivando soluzioni su mobile in ambito risorse umane e produttività. Inoltre, le aziende, soprattutto se parliamo di aziende di grandi dimensioni, stanno avendo delle difficoltà non soltanto nell’attuare i cambiamenti, ma anche nel renderne efficace l’adozione. Cercare di capire davvero perché queste strategie non prendono piede, che si tratti, ad esempio, di sfiducia da parte del personale, noia verso l’ultima novità tecnologica o disinteresse in generale, e avere le idee chiare su cosa, invece, funziona è fondamentale per capire quanto siano importanti i benefici legati alla salute e al benessere.

Nonostante le soluzioni esistano, ad esempio, per assicurarsi che i dipendenti dormano abbastanza e che abbiano un buon peso forma per poter cogliere i benefici economici che ne derivano è necessario che le imprese colmino il divario tra quello che offrono a livello di soluzioni digitali e quello che le risorse umane chiedono.

Sia che siano gli utenti ad alimentare la domanda sia che siano le imprese tecnologiche con le loro ultime novità, Nuno Abreu, Director di Aon Portogallo sostiene che i collaboratori del futuro saranno molto diversi da quelli di oggi:

‘Il livello di flessibilità e di personalizzazione offerto dalle tecnologie digitali ha influenzato il nostro rapporto con il mondo del lavoro. Se, come adesso, ci sarà un ampio ventaglio di soluzioni a disposizione, con l’ingresso di nuovi tipi di dipendenti nel luogo di lavoro potrebbero cambiare le dinamiche dell’occupazione assieme alle aspettative legate al posto di lavoro. Sarà una sfida per le imprese, ma se la risposta sarà quella giusta potrebbe anche essere fonte di vantaggio competitivo.’

Per rimanere leader di mercato, le imprese devono riuscire a trovare questo equilibrio per i propri collaboratori, ma, al tempo stesso, devono dotarsi di quelle tecnologie necessarie al business per diventare resilienti di fronte a circostanze mutevoli o imprevedibili.

Creare legami tra persone grazie alla tecnologia

La tecnologia ha indubbiamente cambiato il luogo di lavoro, rendendolo più moderno. Abbiamo visto miglioramenti operativi e la creazione di canali di comunicazione che ci consentono di essere connessi, a livello sociale e professionale, ovunque e in qualsiasi momento. Tuttavia, nonostante tutti gli strumenti a nostra disposizione, i nostri colleghi sentono di avere più o meno rapporti umani? Secondo alcune ricerche, più della metà dei manager e dei collaboratori provano sentimenti di solitudine come conseguenza di una comunicazione sempre più tecnologica.

Se da un lato i servizi di messaggistica istantanea e di videoconferenza hanno reso possibile la transizione verso il lavoro da casa, dall’altro la realtà è che per sviluppare veri legami tra esseri umani c’è un bisogno innato di vicinanza fisica. Questa è una vera sfida per le imprese, sia in questo periodo di lockdown dovuto al COVID-19 sia nella cosiddetta “nuova normalità”. Andrea Tarantino, Global Reward & International Mobility Director presso Campari, ritiene che garantire i rapporti umani sia fondamentale per avere un coinvolgimento sociale significativo:

‘La dinamica davvero interessante sarà vedere come ricreeremo i legami sociali in futuro. Prima della pandemia, vedevamo gli incontri di persona come qualcosa di positivo, ma non indispensabile e, stavamo gradualmente incoraggiando l’attività da remoto, o in piccoli gruppi, quando possibile. Adesso, invece, vediamo gli incontri in presenza come l’opzione preferibile, nel senso che avere interazioni, vere, di persona, ha un impatto positivo dal punto di vista psicologico. La nostra presenza tra gli altri era data per scontata e i nostri bisogni sociali venivano costantemente soddisfatti. La nuova sfida sarà quella di trovare un equilibrio tra la natura funzionale e la natura umana delle interazioni.’

Abbiamo anche assistito a una rapida adozione di tecnologie prima poco utilizzate, visto che le imprese hanno iniziato a lavorare da casa per poter continuare ad essere operative. Usare le lavagne e post-it digitali durante i workshop online, per esempio, può aumentare la collaborazione tra gruppi e garantire interazioni efficaci, contribuendo a far dimenticare dove ci si trova, visto che tutta l’esperienza è più fluida e più simile a quello a cui eravamo abituati.

Inoltre, le videoconferenze hanno portato a una maggiore democrazia tra i partecipanti, consentendo una partecipazione a turno. Riunire i colleghi nello stesso luogo e dare a tutti la stessa visibilità contribuisce a una maggiore inclusività nei processi lavorativi e alimenta i legami all’interno del gruppo di lavoro. Sotto un altro punto di vista, le intranet e i canali social interni hanno consentito l’adozione di un approccio più misurato alla raccolta dei dati, consentendo a tutti di contribuire all’innovazione in maniera equa a livello di visibilità individuale. Questo può rivelarsi utile soprattutto in organizzazioni di grandi dimensioni che magari devono anche rivedere le loro policy relative al rischio, alla sicurezza e ai social media, se vogliono sfruttare al massimo l’opportunità di avere un maggiore coinvolgimento delle risorse umane tramite i social media.

L’aspetto più importante tra le varie opzioni disponibili rimane far sì che le risorse umane riescano tutte a sfruttare queste tecnologie allo stesso modo. Secondo Nuno, è necessario impegnarsi maggiormente affinché tutti i collaboratori possano utilizzare le nuove tecnologie, soprattutto quelli più esperti depositari di buona parte delle conoscenze aziendali, e coinvolgere attivamente i più esperti in questo processo è importante per far sì che la prossima generazione sviluppi pienamente il proprio potenziale:

Il COVID-19 ci ha fatto capire l’importanza del benessere sociale e il suo impatto sulla salute mentale. Molte imprese hanno adottato un approccio del tipo “ora o mai più” visto che hanno dovuto attrezzarsi per lavorare da casa praticamente dall’oggi al domani. Però guardiamo anche al futuro e cerchiamo di capire quali sono le competenze digitali necessarie in questa “nuova normalità.’

Nuno Abreu, Director di Aon Portogallo

Capire gli svantaggi di un mondo iperconnesso

Come per ogni altro grande cambiamento, anche in questo caso ci sono state conseguenze impreviste. Se da un lato è vero che è possibile accedere agli strumenti di gestione dei progetti e ai canali di comunicazione dal proprio dispositivo quando si vuole, dall’altro questo ha portato a una minore separazione tra lavoro e vita privata. Come spiegato da Nuno, è vero che adesso i collaboratori hanno finalmente quella flessibilità che chiedevano da tanto tempo, ma, al contempo, questo, per molti di loro, ha fatto sorgere nuovi problemi:

‘Da tempo i dipendenti desiderano la flessibilità, ma bisogna anche considerarne le conseguenze. Per alcuni staccare dal lavoro è più difficile perché non esistono più confini tra vita lavorativa e vita privata, mentre altri apprezzavano la vita da pendolare perché era un’occasione per riflettere e per prendersi una pausa dal lavoro. Questi aspetti devono tornare a far parte della nostra vita e non dobbiamo diventare schiavi della tecnologia.’

L’aspetto cruciale diventa gestire un orario lavorativo più stringente e tracciare una chiara linea di demarcazione tra lo spazio per i collaboratori e lo spazio per l’impresa. Un altro aspetto importante per trovare il giusto equilibrio è prendersi una vera e propria pausa, in modo da potersi chiedere se sono stati effettivamente soddisfatti i propri bisogni personali. In alcuni Paesi, questo aspetto è stato preso in seria considerazione, introducendo degli obblighi legali per le imprese di riconoscere alle proprie risorse umane il “diritto alla disconnessione”, come nel caso della legge francese El Khomri (Articolo 55, 2017), che sancisce il diritto dei dipendenti ad avere dei periodi di riposo in cui non ricevere più comunicazioni lavorative.

Gli strumenti digitali possono rivelarsi utili nel promuovere le interazioni sociali e la “connettività” funzionale, ma sono poco efficaci nell’aiutare gli utenti a definire sé stessi e compiere le proprie scelte di vita e di carriera.

La condivisione sui social ha reso più semplice confrontare la propria vita con quella degli altri che, spesso, si rappresentano in maniera distorta. Per una generazione schiava dei social media, che si concentra sul “successo” degli altri percepito attraverso la lente dei social network e che avverte anche la pressione di conformarsi a una logica di sviluppo delle relazioni basata sui “mi piace”, alcuni strumenti digitali possono rivelarsi, per una parte di queste persone, parecchio dannosi per la loro salute mentale.

Inoltre, la deformazione della realtà attraverso la disinformazione e una presentazione parziale di sé stessi può essere dannosa per la propria autostima, la propria comprensione del mondo e può portare alla rottura di relazioni che, in precedenza, erano positive. In più, il proliferare del coinvolgimento degli utenti tramite contenuti resi sensazionalistici rende più difficile rispondere in maniera razionale ed efficace a crisi del mondo reale, causando difficoltà emotive prima non presenti. A questo, poi, bisogna aggiungere le conseguenze più dirette dovute al bullismo e alla condivisione di contenuti offensivi.

Spesso non si comprende appieno la complessità di tutto ciò e l’effetto polarizzante sulle persone che ne deriva può causare vero e proprio stress. Per preservare una produttività elevata, è necessario che le imprese prendano in mano la situazione e informino il personale sui possibili pericoli legati ai social network e alla diffusione di informazioni.

Va detto, però, che c’è una maggiore consapevolezza di questi rischi. Frank Bach, Lead Product Designer presso Headspace, afferma che la pandemia da COVID-19 è stata un’opportunità per rivedere radicalmente il proprio rapporto con la tecnologia, cercando di trovare un modo per convivere con la tecnologia in maniera positiva in modo tale che ci sia di aiuto:

‘Si sta andando verso una maggiore autenticità. Le persone vogliono essere considerate e approcciate in un modo autentico. Secondo me il ruolo di strumenti come Headspace sarà ancora più incentrato sul consumatore, nel senso che andremo a risolvere concretamente i problemi e ascoltare i bisogni dei consumatori. La pandemia da COVID-19 ha fatto emergere alcune cose, ridato il controllo alle persone, come se ci avesse detto: “Sta a te decidere qual è il tuo rapporto con la tecnologia”. Stiamo tutti cercando il nostro equilibrio. Possiamo spegnere il cellulare, disattivare le notifiche per alcuni gruppi e personalizzare il modo in cui gestire il lavoro rispetto al resto della vita.’

Frank Bach, Lead Product Designer presso Headspace

Nei giorni successivi al lockdown per il COVID-19, Headspace ha visto un incremento di dodici volte nel numero di persone che facevano esercizio per ridurre l’ansia a casa e un incremento di dieci volte nel numero di utenti che hanno iniziato a fare “meditazione sotto stress”. Anche Aon ha registrato una tendenza simile, visto l’aumento superiore del 25% nell’uso dell’app Well One.

Secondo Nuno, non solo questi servizi sono fondamentali per il benessere dei propri collaboratori, ma i dati che forniscono li rendono importanti anche per le imprese. Si possono creare soluzioni su misura per il singolo, fornendo allo stesso tempo i dati necessari a capire i motivi alla radice delle difficoltà dei collaboratori – consentendo quindi alle imprese di affrontare davvero i problemi delle risorse umane e non solo i sintomi:

‘Prima di Well One, facevamo soprattutto domande sui cinque pilastri del benessere: fisico, sociale, emotivo, professionale e finanziario e offrivamo delle consulenze per fare una diagnosi del problema e predisporre un apposito piano correttivo. Ma adesso, grazie a Well One, disponiamo di un modo più appropriato ed efficace per effettuare la diagnosi dei problemi, offrire soluzioni più pratiche e definire strategie personalizzate.’

Ma come trattare quei collaboratori che scelgono di non usare queste soluzioni perché non vogliono condividere i propri dati con l’impresa in cui lavorano? Secondo Andrea, che ha utilizzato Well One, dare ai collaboratori gli strumenti necessari per sviluppare la resilienza nei confronti dei cambiamenti che avvengono nella propria vita, e nel mondo più in generale, e comunicare i benefici che ne derivano, è fondamentale per far sì che questo processo vada il più possibile a loro vantaggio:

‘Si stanno creando nuove dinamiche e ci sono nuove fonti di stress. Trascorriamo molto più tempo, o molto meno tempo, con la famiglia e con gli amici e dobbiamo trovare un modo nuovo di gestire tutto questo, essendo venuta meno la vecchia “normalità”. Nei momenti di incertezza, c’è bisogno di un faro che ci guidi, di certezze che ci diano più controllo su quello che ci succede attorno. Dando informazioni in maniera completamente trasparente e aiutando i collaboratori a capire cosa significano questi cambiamenti per loro, li tranquillizziamo con le strategie che stiamo mettendo in atto.’

Andrea Tarantino, Global Reward & International Mobility Director, presso Campari

Progettare un futuro più roseo

Oltre a un cambiamento nell’uso della tecnologia sia sul lavoro che nella vita di tutti i giorni, abbiamo anche assistito a un’incertezza senza precedenti. Frank ritiene che i fattori fuori dal nostro controllo influenzino le nostre aspettative riguardo al mondo, noi stessi e le persone importanti nella nostra vita:

‘Negli ultimi 10 anni abbiamo dovuto affrontare una recessione globale e una pandemia. I giovani che sono entrati nel mondo del lavoro negli ultimi 15 anni sanno che il lavoro non è tutto e hanno una visione più ampia. Sono consapevoli del fatto che il lavoro è una parte importante della vita ed è essenziale per poter andare avanti, ma capiscono anche che ovunque vi sono minacce alla loro stabilità lavorativa e che quindi è necessario avere maggiore controllo su quegli elementi essenziali che guidano le loro scelte di vita.’

Andrea crede che il seme del cambiamento sia stato piantato dalla pandemia e dai suoi effetti, non soltanto a livello personale, ma anche a livello sociale:

‘Siamo molto più empatici, molto più sensibili ed emotivi su certe cose. La pandemia ci ha costretti ad affrontare questi aspetti in maniera diretta: la mancanza di contatti sociali ci ha spinto a dare peso a ciò che conta veramente nella vita, a capire quali siano i nostri valori e quali siano le cose più importanti. Dal vedere i nostri colleghi a casa loro e capire meglio le loro situazioni personali, al considerare le più ampie implicazioni sociali e apprezzare chi lavora in prima linea aiutando gli altri, tutto questo ci ha permesso di capirci meglio l’uno con l’altro in un periodo in cui siamo distanti.’

Da questo punto di vista, le applicazioni digitali possono essere uno strumento per far sì che le attività sociali che i nostri collaboratori svolgevano prima non vadano perdute a causa di circostanze fuori dal proprio controllo. Per esempio, fare attività fisica con gli amici, seguire corsi di cucina, partecipare a quiz e gare e condividere cose divertenti tramite le app di messaggistica istantanea. Andrea ha toccato con mano gli effetti positivi dell’adozione di soluzioni social:

‘Abbiamo cercato di creare momenti di condivisione, che è uno dei nostri valori. Abbiamo creato il Campari Social Club, dove è possibile ritrovarsi, suonare uno strumento, mangiare e bere assieme o svolgere attività di gruppo come lo yoga. Questa iniziativa ha avuto un impatto davvero positivo sui rapporti sociali, e più in generale, sul senso di unità che si è creato.’

Andrea Tarantino, Global Reward & International Mobility Director, presso Campari

Quando vogliamo coinvolgere i nostri colleghi e i nostri collaboratori a livello sociale, abbiamo di fronte tante possibili attività da svolgere sia online sia in presenza. Ecco alcuni esempi:

  • “Riti” di gruppo come, ad esempio, prendere un caffè o pranzare con un’altra persona
  • Informarsi frequentemente su cosa fanno gli altri e scambiarsi aggiornamenti generali
  • Condividere consigli su come rilassarsi e come stare in salute
  • Dare vita a un club (per esempio un club di lettura)
  • Creare gare e attività di squadra
  • Creare attività di formazione non lavorative per il team, ad esempio, per imparare una lingua

Inoltre, puoi provare a seguire questi consigli per trarre il massimo dalle relazioni sociali quando lavori da casa:

  • Condividere foto e video della tua vita al di fuori del posto di lavoro
  • Parlare tramite video, non soltanto con la voce, in modo da ridurre le distanze
  • Presentare i tuoi colleghi ad altre persone della tua vita e alla tua famiglia
  • Ritagliarsi del tempo per delle chiacchierate non legate al lavoro
  • Condividere le attività che ti aiutano a lavorare da casa
  • Utilizzare servizi di messaggistica istantanea per creare interazioni costanti
  • Provare software per la collaborazione come, ad esempio, lavagne digitali e strumenti per la gestione dei progetti

Garantire dei legami sociali positivi è difficile anche nell’ambiente lavorativo. Affidandoci sempre più agli strumenti digitali per aumentare la nostra connettività, dobbiamo assicurarci di aver preso in considerazione l’intera organizzazione nel suo complesso. Andrea ritiene che, per consentire alle risorse umane di esprimere al massimo le proprie potenzialità, sia necessario affrontare tutta una serie di bisogni per garantire un’adeguata integrazione sociale degli strumenti digitali che includa tutti coloro che fanno parte dell’organizzazione:

‘Per il futuro, ci stiamo concentrando di più su come integrare gli strumenti digitali in modo tale che tutti abbiano un miglioramento delle proprie competenze. Inoltre, bisogna prestare attenzione al significato che questi cambiamenti hanno per i nostri collaboratori presenti e futuri in modo tale che li possiamo attrarre, motivare e coinvolgere, e dare loro un senso di appartenenza e un significato. Ma vogliamo fare tutto questo in maniera “connessa”, così da essere sicuri che le persone si sentano soddisfatte in tutti gli aspetti che per loro sono importanti.’

Grazie a tutte le opzioni a disposizione, le imprese hanno una grande opportunità per aumentare la loro efficienza organizzativa. Riducendo i costi totali grazie all’adozione di soluzioni digitali convenienti, aumentando la produttività grazie alla flessibilità richiesta dai tuoi collaboratori, e attirando quei talenti di cui hai bisogno, anche tu potrai crescere e diventare resiliente.

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